La contessina, Venezia, Fenzo, 1743

Vignetta Frontespizio
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 La CONTESSINA e LINDORO
 
 Contessina
 Eh via siate più umano;
 troppa selvatichezza
 a poco a poco a imbestialire avvezza.
 Lindoro
675S’io non vi amassi, non sarei geloso.
 Contessina
 Gelosia non è degna
 né di voi né di me. Mi fate torto
 del mio amor dubitando.
 So distinguere il tempo, il come e il quando.
680Ma che vorreste mai
 di me giungesse a giudicar la gente,
 s’io non avessi un cavalier servente?
 Lindoro
 Dirà che un uso tale
 abborrire è virtù...
 Contessina
                                     Pensate male.
685Dirà che nol facendo
 voi siete un incivile, io un’ignorante.
 Lindoro
 Dica ognun ciò che vuole, a voi sol basti
 piacere a me.
 Contessina
                            In quanto a questo poi
 chiaro vi parlerò. V’amo, vi adoro
690ma quando il mio decoro
 oscurar voglia il vostro strano umore
 alla mia nobiltà ceda l’amore.
 Lindoro
 Bell’amor da dovero!
 Contessina
                                         Inver gran fede
 mostrate aver di me!
 Lindoro
                                         Dunque Lindoro
695se non soffre il servente è abbandonato?
 Contessina
 Dunque è il mio cor macchiato
 se onesta servitude altrui concede?
 Lindoro
 Che sviscerato amor!
 Contessina
                                         Che bella fede!
 Lindoro
 Ma possibile, o cara...
 Contessina
                                          Andate via.
700Non vi voglio ascoltar.
 Lindoro
                                           Crudele...
 Contessina
                                                               Ingrato...
 Lindoro
 Se vedeste il mio cor quanto v’adora.
 Contessina
 Siete meco indiscreto e v’amo ancora.
 Lindoro
 Possibile che poi...
 Contessina
                                     Sarà poi vero...
 Lindoro
 Ch’io v’abbia da lasciar...
 Contessina
                                                Ch’io v’abbandoni...
 Lindoro
705Smanio sol nel pensarlo.
 Contessina
                                               Aimè, ch’io moro.
 Lindoro
 Vieni bell’idol mio.
 Contessina
                                      Vien mio tesoro;
 dubiterai di me?
 Lindoro
                                  No.
 Contessina
                                            Ti contenti
 ch’io segua onestamente
 il mio tratto civil?
 Lindoro
                                    Sì mi contento.
 Contessina
710Lungi, lungi il penar.
 Lindoro
                                         Bando al tormento.
 
    Dammi la mano, o cara.
 
 Contessina
 
 Prendi la man, ben mio.
 
 a due
 
 Che bel contento! oh dio
 che fortunato amor!
 
 Lindoro
 
715   Non esser meco avara.
 
 Contessina
 
 Lo sai che tua son io.
 
 a due
 
 Destin perverso e rio
 non ci tormenti il cor.
 
 SCENA II
 
 Sala del conte.
 
 CONTE, GAZZETTA e detti
 
 il Conte
 Da’ ordine, Gazetta,
720ai miei guardaportoni
 che non lascino entrar gente ordinaria.
 Oggi che le sublimi
 nozze si devon far della mia figlia
 tutto il paese inarcherà le ciglia.
725Venga la nobiltà; ma non s’ammetta
 al grande onor della veduta nostra
 chi almeno dieci titoli non mostra.
 Gazzetta
 Lustrissimo ho paura
 che poca zente vegnirà.
 il Conte
                                             Perché?
 Gazzetta
730Perché ghe ne xe tanti
 che fa da gran signori
 ma quando po le prove
 della so nobiltà se ghe domanda
 i mua descorso e i va da un’altra banda.
735Mi ghe n’ho servio tanti
 che pareva marchesi e prenciponi
 e i ho scoverti alfin birbi e drettoni. (Parte)
 
 SCENA III
 
 Il CONTE, poi la CONTESSINA e LINDORO
 
 il Conte
 Costui non dice male, anch’io son nato
 in bassissimo stato e pur veggendo
740che ognun mi riverisce e mi fa onore,
 parmi talor ch’io sia nato un signore.
 Venite o nobil germe
 delle viscere mie.
 la Contessina
                                   Gran genitore
 a voi s’umilia lo rispetto mio.
 Lindoro
745Suocero illustre, a voi m’inchino anch’io.
 il Conte
 Porgetevi la destra, indi attendete
 da nobiltà infinita
 le congratulazioni.
 Lindoro
                                    (Ah ch’io pavento
 da tal finzion qualche sinistro evento).
 
 SCENA ULTIMA
 
 PANCRAZIO ne’ suoi abiti, poi GAZZETTA e detti
 
 Pancrazio
750Padroni, vi son schiavo.
 il Conte
                                              Olà, che vuoi?
 Che fai qui, come entrasti? Olà Gazzetta.
 Gazzetta
 Lustrissimo.
 il Conte
                          Intendesti
 gli ordini miei? Pancrazio come entrò?
 Gazzetta
 Come ch’el sia vegnuo mi no lo so.
 la Contessina
755Su cacciatelo via.
 Pancrazio
                                  Come! Non puote
 il padre esser presente
 ai sponsali del figlio?
 Non si tratta così. Mi meraviglio.
 Lindoro
 (Ora sì viene il buono).
 il Conte
                                             Il poveruomo
760ha perduto il cervello.
 Pancrazio
 Pazzo non son.
 il Conte
                              Dov’è tuo figlio?
 Pancrazio
                                                              È quello.
 il Conte
 Lindoro?
 Pancrazio
                    Sì.
 il Conte
                            Va’ via. Come facesti
 misero ad impazzir? Codesto è figlio
 del nobile marchese Cavromano
765che venne in casa mia sin da Milano.
 Fa’ che venga, Gazzetta, e sia presente
 al sublime imeneo.
 Tu sarai testimonio. (A Pancrazio)
 la Contessina
                                         Un vil plebeo?
 Conte padre, non voglio,
770cacciatelo di qua.
 Lindoro
                                  (Cresce l’imbroglio).
 Gazzetta
 Ho cercà e recercà per tutti i busi,
 no se trova el marchese.
 E solo s’ha trovà sul taolin
 l’abito ch’el portava e ’l perucchin.
 il Conte
775Che imbroglio è questo mai?
 Pancrazio
                                                       Tutto saprete.
 Son io quel gran marchese
 che con enormi spese
 venendo da Milan per valli e monti
 spianò campagne e fabbricò dei ponti.
 la Contessina
780Stelle!
 il Conte
               Come! Lindoro.
 Lindoro
                                              A’ vostri piedi
 signor, eccovi un reo.
 Pancrazio
 Levati su di là, vile, plebeo,
 non conosci, non vedi
 che non sei degno di bacciargli i piedi.
785Troppo la nobiltà del conte offende
 un uomo mercenario
 che d’aver la sua figlia e spera e prega.
 Vanne figlio plebeo, vanne a bottega.
 il Conte
 Son confuso.
 la Contessina
                          Son morta.
 Pancrazio
                                                 (Oh che bagian!)
 Gazzetta
790(El ghe l’ha fatta ben da cortesan!)
 Pancrazio
 Su via Lindoro andiamo.
 Lindoro
                                                Oh dei! Contessa
 fu amor colpa del fallo.
 la Contessina
                                            Oh che m’avete,
 crudele, assassinata.
 il Conte
 Di me che si dirà? Figlia sgraziata!
795Tutto il mondo è informato
 di questo matrimonio.
 Si sa ch’è stato in casa
 lo sposo colla sposa,
 quest’è una brutta cosa.
800Figlia per l’onor tuo questo è il partito,
 Lindoro qual si sia, sia tuo marito.
 la Contessina
 Amor fa de’ gran colpi. Io non dissento
 d’abbassarmi per lui.
 Pancrazio
                                          Piano di grazia,
 v’ho da essere anch’io.
 il Conte
                                            Sei fortunato.
805Sarai con il mio sangue apparentato.
 Pancrazio
 Eh prendete signor miglior consiglio,
 non è per un mio figlio
 l’illustrissima vostra contessina.
 Mandereste in rovina
810la vostra nobiltà.
 il Conte
                                 Fatto è l’imbroglio.
 Vuo’ che sposi Lindoro.
 Pancrazio
                                             Ed io non voglio.
 
    Tua figlia ah ah,
 pretende uh uh,
 mio figlio oh oh,
815oh questo poi no.
 
 il Conte
 (Ah perfido! M’insulta ed ha ragione).
 Lindoro
 Deh padre per pietà, deh permettete
 ch’io sposi la contessa. Io senza lei
 di dolor morirei.
 Pancrazio
                                  Ma la contessa
820il di cui cor fastoso
 di accrescer nobiltà non è mai sazio
 il figlio sdegnerà d’un vil Pancrazio.
 la Contessina
 Amor codesta volta
 supera nel mio seno ogni riguardo.
 Pancrazio
825Quando dunque è così, via mi contento.
 Porgetegli la man.
 il Conte
                                    No no, fermate.
 Ho trovato un rimedio
 ch’opportuno sarà.
 Perché di nobiltà
830privo non sia lo sposo di mia figlia,
 a cui tutto perdono,
 quattro titoli miei gli cedo e dono.
 Pancrazio
 Oh quante belle vane!
 I titoli signor non danno pane.
 Lindoro
835Deh contessina mia, deh perdonate
 un inganno amoroso.
 Contessina
 Non lo rammento più, siete mio sposo.
 coro
 
    Sia eterno il giubilo
 de’ nostri petti,
840mai non si spengano
 gli accesi affetti,
 discenda Venere,
 trionfi amor.
 
    De’ vani titoli
845d’onor sognato
 non senta stimoli
 fuor dell’usato,
 non si rammarichi
 il nostro cor.
 
 Fine